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Sr. Giovanna Minardi, MdI, racconta com’è nata la comunità intercongregazionale missionaria che è a servizio dei migranti in Sicilia.

Com’è nata l’idea di aprire questa comunità?

La comunità intercongregazionale missionaria e mista della quale sono membro, ha le sue radici nel febbraio 2013 quando la CIMI, (Conferenza degli Istituti Missionari in Italia), ha organizzato a Trevi un forum per riflettere insieme su come “ Educare ed educarsi alla missione”.

Il forum si è concluso con un documento di 10 punti/parole, due dei quali sono emersi come novità:

  1. Favorire un lavoro inter-congregazionale, misto con la partecipazione anche di laici, che permetta processi di apprendimento comune (imparare a riflettere, progettare e programmare insieme) in stile di comunione.

2. Valorizzare il più possibile il rapporto con gli STRANIERI IMMIGRATI in Italia, soprattutto, ma non solo, tramite il contatto personale, portandosi nei diversi luoghi da loro abitati: strada, carcere, CIE ( Centri di Identificazione ed Espulsione), periferie, ambiti di socializzazione giovanile, ecc.

Il 3 ottobre dello stesso anno il tragico naufragio che ha causato la morte di oltre 300 immigrati (quasi tutti dell’Eritrea, a poche miglia di Lampedusa, nell’isola dei Conigli),  creò l’urgenza di un impegno serio verso tanti fratelli che, spinti dalla necessità di sopravvivenza, si riversano sulle nostre coste mettendo a rischio la loro vita. Così la CIMI pensò di costituire una comunità intercongregazionale e mista in Sicilia che si dedicasse a questo ambito ritenuto missionario.

I primi passi verso la realizzazione di questo progetto sono iniziati alla fine del novembre 2015. Eravamo solo in due: P. Gianni Treglia, missionario della Consolata e la sottoscritta, Sr. Giovanna, MdI

Come avete mosso i primi passi?

Con P. Gianni abbiamo iniziato la nostra avventura con un percorso di conoscenza della realtà dell’immigrazione in Sicilia e presentare il progetto CIMI.

Abbiamo fatto il primo incontro con i responsabili della Caritas diocesana di Ragusa che ci hanno fatto conoscere i loro impegni e attività a favore dei migranti, ci hanno fatto visitare il “Presidio Caritas” allora  unico in Sicilia. Siamo stati accompagnati a vedere le serre agricole della provincia dove lavorano gli immigrati e lo sfruttamento che questi subiscono nel lavoro, della violenza sulle donne, le abitazioni degli immigrati veramente inumane nei pressi delle serre dove lavorano.

ll direttore dell’ufficio migrantes della diocesi di Ragura ha espresso il bisogno di un accompagnamento spirituale degli immigrati, mentre il direttore del Centro Missionario Diocesano ci ha suggerito di puntare sulla formazione del clero per aprire le menti, allargare gli orizzonti e aiutare a costruire una chiesa aperta; una formazione che favorisca la conoscenza corretta della migrazione, della cultura e dei problemi dei paesi di provenienza degli immigrati e che aiuti ad un processo di accoglienza e di integrazione. Questo corrispondeva perfettamente al progetto Cimi.

Il direttore del CMD ci ha suggerito di indirizzarci verso la confinante diocesi di Noto: Pozzallo, dove avvengono gli sbarchi e Modica, come luogo residenziale per la futura comunità intercongregazionale.

Siamo stati poi ad Agrigento dove abbiamo incontrato una missionaria comboniana che lavora per gli immigrati. Ha condiviso con noi alcuni percorsi diocesani verso i migranti e così abbiamo capito che esisteva già una certa organizzazione in questo ambito.

A Messina abbiamo incontrato il diacono permanente Santino Torinesi che, essendosi da anni occupato di Migrantes anche a livello regionale, ci ha descritto non solo la realtà diocesana degli immigrati, ma ha allargato il discorso a livello regionale dandoci un’ampia visione della situazione. Ci ha invitati a non guardare esclusivamente all’emergenza dei migranti in arrivo, ma di tener conto anche dei migranti che risiedono ormai da anni in Italia e che hanno necessità di incontro, di integrazione e di evangelizzazione.

Ci ha consigliato di parlare con il sig. Maurilio Assenza, professore di storia e filosofia, direttore della Caritas diocesana di Noto, residente a Modica. Maurilio ci ha ascoltati e a sua volta ci ha illustrato le attività che svolgono in diocesi a favore degli immigrati. Anche lui ha sottolineato l’importanza di una formazione culturale, sia alla società civile, che alla chiesa (clero, parrocchie…) Ha condiviso con noi un desiderio coltivato già da tempo, di creare un centro di pace e mondialità per la Sicilia.  Questo dialogo ha entusiasmato tutti , Maurilio da una parte e P. Gianni ed io dall’altra.

Il 17 dicembre 2015, dopo la cerimonia d’apertura della Porta Santa a Modica, siamo stati presentati al vicario del Vescovo, Don Angelo Giurdanella e al responsabile di Migrantes, don Paolo Catinello.  Entrambi sono rimasti entusiasti per una eventuale presenza missionaria nella loro diocesi. Don Angelo ha preso l’impegno di un appuntamento con il vescovo, mons. Antonio Staglianò. Nel giorno della memoria di santa Francesca Saverio Cabrini, patrona dei migranti, abbiamo incontrato l’accogliente vescovo che ci ha ringraziato tanto della nostra eventuale presenza nella sua diocesi.

Con P. Gianni abbiamo letto tutti questi incontri come un piano di Dio che andava via via manifestandosi attraverso le persone che Lui ci ha fatto incontrare.

Il 17 Marzo 2016 abbiamo iniziato la vita comunitaria insieme a Sr. Rachele Soria, Missionaria della Consolata, di origine argentina e p. Vittorio Bonfanti, missionario dei Padri d’Africa. A marzo di quest’anno (2018) sr. Rachele ha dovuto ritirarsi dal progetto per motivi di salute e il 6 settembre si è aggiunta alla nostra comunità sr. Adriana Marsili, saveriana.

Come avete organizzato la vostra vita comunitaria e le varie attività con i migranti?

Abbiamo elaborato un progetto comunitario che prevede momenti di preghiera quotidiani e mensili, la Lectio divina  settimanale, incontri di programmazione delle attività. A turno animiamo la liturgia in comunità, prepariamo la Lectio ed il ritiro mensile, ci alterniamo in cucina, per le faccende di casa, la spesa ecc.

Per le attività che portiamo avanti con gli immigrati, attuiamo in collaborazione con la caritas diocesana, ciascuno di noi è responsabile di un ambito:

  • La  scuola di italiano per stranieri con l’aiuto di volontari. Accogliamo stranieri di tutte le nazioni che risiedono già da anni a Modica, ma che non hanno mai avuto la possibilità di imparare la lingua italiana. La scuola per noi non ha solo lo scopo di insegnare la lingua, puntiamo innanzitutto sulla relazione umana. Da qui nasce anche un dialogo interreligioso spicciolo (quaresima/ramadam; chiesa/moschea…) Dall’anno scorso abbiamo iniziato anche il doposcuola per i bambini, i figli dei nostri allievi.
  •  Il presidio a Pachino, il secondo in Sicilia. È un progetto della caritas nazionale e assunto dalla caritas diocesana. Noi, coadiuvati da volontari, offriamo la nostra presenza attraverso uno sportello di accoglienza per i lavoratori immigrati sfruttati nelle serre dei dintorni, cercando di andare loro incontro ed orientadoli nella risoluzione dei loro problemi.
  • Centro di aggregazione per i minori non accompagnati, iniziato a Pozzallo, dove i ragazzi si incontrano insieme a giovani locali per tornei di calcio.
  • Visita al carcere di Noto per un servizio di ascolto dei detenuti anche attraverso l’arte terapia.
  • Visita ai vari centri di accoglienza nella provincia di Noto e Ragusa offrendo agli immigrati un servizio di mediazione grazie ad alcune lingue africane che i due missionari conoscono. Incontri nelle scuole e nelle parrocchie sul tema della mondialità.
  • Percorsi di formazione all’accoglienza e all’integrazione al quale abbiamo dato il titolo provocatorio “AIUTIAMOLI A CASA LORO”, il primo dei quali è quello che abbiamo fatto il 6-7 novembre sullo sfruttamento delle materie dell’Africa.

Sr. Giovanna con un immigratoA tutto questo si aggiungono gli imprevisti : ragazzi che scappano dai centri e che hanno bisogno di accoglienza temporanea, casi urgenti di immigrati da visitare all’ospedale per la mediazione linguistica, casi vulnerabili per i quali trovare delle famiglie disposte ad accoglierli per periodo più lungo.

Voglio ringraziare il Signore per il dono di questa missione così particolare, ma pure interessante e impegnativa.  Uniamoci nella preghiera affinché ogni fratello, in cerca di vita migliore, possa trovare accoglienza e amore.

                                                                                                                                           Sr. Giovanna Minardi, Italia